Il nuovo ruolo dell’HR Manager, tra relazione e cultura
- marcocamporese
- 9 giu
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Per i professionisti delle risorse umane esiste un luogo di confronto in cui coltivare il proprio network, scambiare buone pratiche e far crescere la cultura HR: l’AIDP – Associazione Italiana Direzione del Personale. Per approfondire il valore dell’associazionismo e le attuali sfide del settore, abbiamo intervistato Stefano Codato, Key Account Manager per Gi Group Veneto e Friuli-Venezia Giulia, e membro del direttivo AIDP.
Stefano ha alle spalle una lunga carriera iniziata in un settore diverso dalle risorse umane: dopo la laurea nel ‘97, ha infatti lavorato in Carrefour come capo reparto. “Un’esperienza intensa – racconta – lavoravo anche 16 ore al giorno. È stato un periodo formativo, mi occupavo della logistica, della costruzione delle offerte e della gestione dei magazzini”.
Qual è stato il tuo primo incarico a livello HR?
Ho iniziato con Cronos, come responsabile commerciale e della filiale di Schio nel nascente settore dell’industria delle agenzie per il lavoro che, all’epoca, non era strutturato come adesso. Da lì a poco sono divenuto responsabile di filiale e cominciato ad operare nel settore nel 2000, dopo la Legge Treu, una normativa che ha gettato le basi per una maggiore flessibilità occupazionale. Successivamente siamo stati acquisiti da Fiat, che poi ha ceduto a Stefano Colli Lanzi, oggi CEO di Gi Group. In questi 25 anni ho coltivato una forte passione per il lavoro, a cui mi sono completamente dedicato, senza mai sentirmi vincolato da procedure e regole, e questo mi ha permesso di diventare in poco tempo responsabile di area. Oggi esiste già un’organizzazione strutturata, all’epoca invece si costruiva tutto ex novo; quindi, mi sono dato da fare e ho aperto negli anni dieci filiali, tutte nel Nord-Est.
Perché hai scelto di entrare in AIDP?
Per me è stato un modo di entrare in contatto con la categoria dei direttori del personale all’interno di un’associazione. Questo mi ha permesso di costruire un network, offrendomi anche la possibilità di organizzare i primi convegni, che mi hanno dato grosse soddisfazioni grazie all’incontro con Francesco Zivillica; oggi Business Developer di Wyser, società di R&S per middle e Top Manager, di Gi group Holding ; persona straordinaria, che mi ha insegnato gli aspetti fondamentali per un congresso di alto livello.
Quali sono quindi le chiavi di successo?
Contenuti, relatori, location e un’organizzazione forte. Bisogna avere contributi importanti su cui sviluppare l’evento, trasmessi da relatori che abbiano veramente qualcosa da dire. Non ci devono essere per forza job title importanti, ma persone con esperienze significative da condividere. Il tutto coordinato da un’organizzazione rodata e inserito in un contesto adeguato. Penso come location un’azienda, anche medio-piccola, che sia però in crescita e si stia distinguendo sul mercato.
Perché trasmettere cultura HR tramite convegni?
Perché esistono ancora margini importanti di miglioramento nella cultura delle risorse umane, e per questo il confronto e la condivisione sono fondamentali. Sono anche dell’idea che il nostro territorio, Veneto e Friuli-Venezia Giulia, sia caratterizzato da imprenditori bravissimi che però faticano a delegare l’aspetto delle risorse umane a un direttore del personale. Se il direttore dell’HR suggerisce che non è opportuna una determinata scelta, l’imprenditore dovrebbe condividere il suggerimento. L’HR manager/director, per me, dovrebbe poter svolgere funzioni basate sulle relazioni industriali e sulle connessioni nel territorio con tutti gli stakeholder, non limitandosi a ruoli di mero esecutore. C’è poi il tema centrale del coinvolgimento dei giovani professionisti. Ho partecipato di recente a un convegno di “Generazione-Confronto” con il professor Gianluca Toschi, ricercatore senior della Fondazione Nord Est, che ha parlato dell’esodo dei giovani che vanno all’estero per lavorare. Il dato è sconfortante: un milione di giovani emigra all’estero, a fronte dei 30.000 che decidono d’intraprendere il percorso inverso. È evidente che qualcosa, a livello culturale, debba essere cambiato.
Che proposte si possono avanzare per trattenere i giovani talenti?
È fondamentale per un’azienda promuovere la coerenza. Se dico che all’interno della mia società si svolgono determinate azioni, questo poi dev’essere vero. Bisogna quindi avere un management forte che sappia gestire al meglio le risorse. C’è un elemento differenziante, rispetto agli anni passati, nella scelta del personale: il fattore comportamentale che contraddistingue le persone, oltre alle soft skills. Oggi si sta perdendo il senso di alcune qualità umane e professionali, con le nuove generazioni impiegate quasi esclusivamente sui processi tramite video call. Non che queste non siano utili, ma forse dovrebbe essere riconsiderato anche il rapporto umano, insieme alla meritocrazia, all’ascolto, all’ingaggio. Solo così si potranno trattenere le risorse migliori.
In che modo l’associazione AIDP supporta i direttori del personale e i professionisti HR nelle loro sfide quotidiane?
Cerchiamo di offrire molta informazione di qualità promuovendo allo stesso tempo una nuova cultura HR. Come associazione abbiamo compiuto importanti passi avanti: sei anni fa contavamo 260 associati, oggi siamo 550, grazie soprattutto al contributo della Presidente Ilaria Agosta e di un direttivo composto da 21 professionisti molto laborioso. Organizziamo circa 50 eventi all’anno, suddivisi in gruppi di lavoro: CSR, Inclusion, Arte e Cultura, Giovani, Master e Scuola Education, Consul Hub, HR Analytics, e altro. In particolare, in AIDP Veneto e Friuli-Venezia Giulia, il gruppo Consul Hub, di cui sono coordinatore, mette in contatto professionisti della consulenza e dei servizi alle imprese, creando opportunità e anticipando le tendenze di mercato. Tra le attività recenti che abbiamo svolto: un webinar sull’intelligenza artificiale applicata alla consulenza con Deloitte; un incontro sullo stesso tema presso Carraro Group; un convegno in FILA Solutions per spiegare le differenze tra Coaching e Counseling; un evento al CUOA sui nuovi modelli organizzativi; tra marzo e aprile, organizzeremo eventi sulle generazioni a confronto. In futuro discuteremo di international mobility, seguirà un convegno con un’ intervista a Giovanni Costa e Martina Gianecchini, autori del libro ‘Risorse Umane’. Inoltre, realizzeremo un evento sull’indagine retributiva con focus sul well-being e il welfare, per evidenziarne i benefici organizzativi. Tutte queste iniziative sono ovviamente pensate per coinvolgere i professionisti, anche gli Hr del territorio e favorire la condivisione di conoscenze e networking.Quali sono i tre motivi principali per cui un professionista HR oggi dovrebbe entrare a far parte di AIDP?
Primo, l’opportunità di ampliare la propria cultura HR grazie agli eventi proposti. Secondo, il network che si crea con la nostra rete. Terzo, la contaminazione di idee, particolarmente utile soprattutto per i più giovani, alle prime esperienze nel mondo del lavoro. Chi opera nelle risorse umane, soprattutto nelle PMI, può trovare nell’associazione un rilevante supporto formativo e culturale.
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